Interpellanza ICOPU

Interpellanza ICOPU

La situazione di emergenza COVID-19 ha messo economicamente a dura prova le attività
commerciali presenti sul territorio comunale, moltissime attività sono state costrette a ridurre l’operatività anche per il contingentamento degli ingressi o addirittura a chiudere.

Molte attività commerciali hanno rimodulato la loro attività prevedendo servizi di asporto e di consegna a domicilio. Le modifiche alle vetrine spesso con la sola aggiunta del termine asporto o consegna a domicilio comportano il pagamento dell’imposta che è intorno ai 60euro/mq. Per questo il Consigliere Arturo Baglivo interpella Sindaco e Giunta per sapere

se intendano, nelle more dell’approvazione del Regolamento sul Canone Unico, prorogare il versamento dell’ex Imposta Comunale sulla Pubblicità e Diritti sulle Pubbliche Affissioni (ICOPU) sino al termine dell’emergenza pandemica

se intendano sospendere, sino al termine dell’emergenza sanitaria, e nelle more dell’approvazione del Regolamento sul Canone Unico il pagamento dell’ex ICOPU per gli esercizi che per adeguarsi alla contingenza stiano rimodulando le proprie attività e se intendano consentire l’aggiunta gratuita di messaggi per evitare assembramenti quali “consegna a domicilio, 24h, asporto, ecc…” che non modificano l’impianto pubblicitario delle vetrine.

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Qui tutte le ultime dall’ufficio stampa.

Intervista ad Arturo Baglivo, portavoce al Consiglio Comunale di Lecce.

Abbiamo preso un caffè con il nostro portavoce al Consiglio Comunale di Lecce, Arturo Baglivo, e data la sua professione, ci siamo permessi di chiedere anche qualcosa in più sul covid. Buona lettura.

Consigliere Baglivo, lei prima di tutto è un medico, e sta vivendo in prima linea il dramma Covid. Lei fu anche uno dei primi a sollecitare attenzione e prudenza mentre tutti sembravano sminuire il problema. Oggi quale è la vera situazione ed il sistema sanitario Pugliese sta reggendo?

Tutto il mondo è rimasto sorpreso dalla velocità di diffusione del SARS-COV-2 anche l’OMS ha inizialmente dato notizie contrastanti finché non ha capito la portata. Oggi, con l’inizio del piano delle vaccinazioni, e con gli studi, possiamo iniziare a ragionare in termini di futuro e anche serenamente su quella che non è stata, ma è l’evoluzione della pandemia. Retrospettivamente e oggettivamente possiamo affermare che  in Italia abbiamo dovuto fare i conti oltre con l’ignoto, anche con un piano pandemico obsoleto ereditato e non aggiornato dal 2006 ; oggi grazie al lavoro del governo Conte è stato finalmente proposto un nuovo piano pandemico che durerà sino al 2023 e probabilmente non ci faremo più trovare impreparati. In Puglia abbiamo avuto, durante la prima ondata, pochissimi casi. Tutto questo non è merito dell’organizzazione sanitaria pugliese, come spiegherò meglio se vuole, ma della chiusura totale imposta saggiamente dal Presidente del Consiglio Conte e dal Comitato Tecnico Scientifico che ci ha risparmiato una strage.  C’è da dire che, almeno a Lecce, siamo stati fortunati perché subito prima della chiusura delle zone focolaio lombarde, e prima che, nonostante i primi allarmi della comunità scientifica venisse proclamato una zona rossa nazionale, proprio a Lecce si giocò una partita di calcio Lecce – Atalanta che, a mio parere, solo per un caso estremamente fortuito non ci ha regalato una diffusione cittadina che, si, ci avrebbe trovati totalmente impreparati: abbiamo corso il rischio di replicare il grande numero di decessi di Bergamo.  Ricordo perfettamente che chiesi al nostro sindaco di far giocare quella partita a porte chiuse, così non fu, ma per quella che io considero un colpo di fortuna non ebbe gravi conseguenze.

Oggi la situazione in Puglia è ancora difficile pur a fronte di, rispetto alla media nazionale, pochi casi, e i motivi sono come sempre molteplici; intanto la storia ci insegna che la seconda ondata delle pandemie è sempre peggiore della prima, ma il primo è da ricercarsi in una mancata organizzazione durante l’estate delle strutture sanitarie. E’ vero che ci si è approvvigionati finalmente di dispositivi per la protezione individuale, che scarseggiavano nella prima fase, mi piace ricordare l’impegno profuso in silenzio dal M5S con i suoi portavoce locali che hanno distribuito senza fanfare innumerevoli mascherine, tute, visiere ecc. acquistate da loro, ma si è tornati a non avere chiarezza. Si pensa erroneamente che chi si ammala abbia solo quel problema, e non si pensa che si porta dietro tante altre patologie che si sarebbero dovute affrontare multidisciplinarmente creando ospedali o reparti covid19 complessi o meglio ad intensità di cura con la presenza multidisciplinare di professionalità dedicate. Questo è stato lasciato alla lungimiranza delle direzioni delle asl, ma non è stato pensato da un assessorato alla sanità che ovviamente è mancato nei mesi cruciali dopo l’estate.  A tutto questo si devono associare le carenze gravi della medicina territoriale pugliese che sta mostrando tutti i suoi limiti.  Ancora una volta, e non faccio fatica a ricordarlo, paghiamo il prezzo di una destrutturazione del sistema sanitario pubblico, partita dall’era del Presidente Fitto e continuata da Vendola e Emiliano: questi ultimi avevano la possibilità di invertire la rotta, ma si sono solo dedicati a quella che chiamo la politica sanitaria dei proclami: hanno creato sulla carta percorsi e reti oncologiche, ma non abbiamo potenziato il personale e i servizi affinché quelle reti funzionino, pur in presenza di eccellenze sul territorio pugliese.

Il governo cittadino come quello nazionale ha avuto anni burrascosi. Prima l’anatra zoppa, ora la pandemia, in tutto ciò una situazione di bilancio pessima. Come giudica l’operato di questa Amministrazione?

Il Movimento ha un grande pregio, quello di potersi porre con pensiero indipendente di fronte alle azioni di governo cittadino. Non abbiamo delle posizioni a prescindere e di questo penso che, nonostante le narrazioni mediatiche, tutti ce ne possano dare atto.   La critica forte che faccio al governo cittadino è quella di non stare globalmente invertendo la rotta con una prospettiva futura diversa, mi spiego meglio. Se vogliamo che Lecce si elevi ad essere una smart city dobbiamo far si che la qualità della vita in città migliori e questo secondo me si può fare solo pensando ad un piano complessivo della città che non si fermi ad interventi spot. Il governo nazionale tra l’altro sta dando immense possibilità ai comuni per affrontare tutti quei problemi interni che avrebbero rallentato, se non fermato, in una gestione routinaria la città. Penso ad esempio alle misure di contrasto alla povertà, senza il reddito di cittadinanza, davanti alla porta del Sindaco ci sarebbero le file di persone con disagio economico. Immaginate senza quel reddito cosa sarebbe successo durante questa pandemia e che pressioni avrebbe ricevuto il governo cittadino, eppure ancora oggi non c’è una visione di sviluppo sociale proprio per quei settori della popolazione che sono in sofferenza economica, ma c’è una politica ancora emergenziale e del giorno per giorno. Non solo nel sociale, ma anche nelle attività produttive, nelle startup, non c’è una visione che affascini e che ponga le basi ad una ripresa, penso ai nostri beni culturali, al turismo, alle peculiarità leccesi. 

E’ di questi giorni il dibattito sulla tassa di soggiorno ,come ad aumentarla o diminuirla possa incidere, e nel programma che presentammo in campagna elettorale alla cittadinanza ad esempio la tassa di soggiorno veniva rimodulata per incentivare la bassa e bassissima stagione, spalmando un aumento progressivo verso alta ed altissima stagione, da reinvestire in destination management, realizzare un piano strategico di marketing che sviluppasse sinergie tra pubblico e privato e mettesse a sistema i servizi dalla logistica e la mobilità, fino a beni culturali, ristorazione, commercio e ospitalità; nulla di tutto ciò è stato pensato dal governo cittadino ma solo  l’ennesima manovra per fare cassa senza visone strategica, senza un piano strategico per un settore che incide fortemente sull’economia della città, e dell’intero Salento.

Quale è invece lo stato  di salute de Movimento a Lecce ed in Puglia? 

Il movimento siamo noi, a Lecce c’è un bel gruppo attento alle problematiche cittadine e sempre propositivo. Direi che al di la della narrazione il gruppo è in ottima salute. Movimento è dibattito serrato anche con idee diverse, in questi 12 anni siamo cresciuti e siamo capaci di affrontare con coerenza e nel rispetto delle nostre idee tutte le sfide a Lecce e in Puglia.

Come giudica questa sua esperienza politica e la rifarebbe?

Appena riesco a dormire un po’ le rispondo. A parte gli scherzi è un’esperienza necessaria per capire come si può incidere nella macchina amministrativa comunale. Per me il sogno del movimento continua.

Un giudizio sull’operato del Governo Conte e sulle vicende che lo hanno portato alle dimissioni

Il M5S grazie al Governo Conte ha realizzato molti punti del proprio programma elettorale. Le sembrerà strano ma non ricordo altri governi che abbiano messo il proprio programma nel progetto di governo e ne abbiano portato a termine una parte. Perciò valuto in maniera estremamente positiva l’operato del presidente Conte.

Grazie al Consigliere Arturo Baglivo e buon lavoro, in Ospedale e al Comune di Lecce.

Strisce blu al Vito Fazzi, chiediamo la rimozione.

RISPETTO PER CHI SOFFRE, le strisce blu al Vito Fazzi oggi più che mai stridono con il senso di sofferenza che si respira nel piazzale antistante l’ospedale leccese.

Non è un centro commerciale, ne un luogo di svago, intrattenimento, passeggio, sport o altro. E’ un ospedale, un luogo dove si incrociano destini, sofferenze, lavoro, missione, speranza, morte e vita.

Oggetto: Eliminazione degli stalli a pagamento (strisce blu) nei piazzali antistanti l’ingresso principale del Presidio Ospedaliero (P.O.) Vito FAZZI di Lecce

Noi sottoscritti cittadine e cittadini firmatari,

PREMESSO CHE

– con Delibera di Giunta nr. 201 del 27/03/2018 è stata approvata apposita convenzione tra la Direzione ASL di Lecce ed il Comune di Lecce per il controllo del traffico nelle aree di pertinenza del P.O. V. Fazzi e presso il Poliambulatorio del Distretto Socio Sanitario di Lecce (ex V. Fazzi) e dell’ex-OPIS

– con Deliberazione di Giunta Comunale nr.59 del 12/07/2019 l’amministrazione comunale ha inteso rideterminare le aree di sosta tariffata antistanti l’ingresso principale del P.O. Vito FAZZI – Piazza Muratore 73100 LECCE

– le strisce blu istituite nella zona riteniamo siano un provvedimento ingiusto e punitivo nei confronti dei malati, dei dipendenti ospedalieri e della cittadinanza; tenendo presente che la maggior parte degli autoveicoli lasciati in sosta temporanea afferiscono a persone che si recano in ospedale per visite mediche, esami di laboratorio e strumentali, assistenza o visita a degenti.

CHIEDIAMO

l’abrogazione delle Delibera di Giunta nr.59 del 12/07/2019 o la sua sostanziale modifica con l’eliminazione degli stalli a tariffa oraria e proponiamo l’istituzione di stalli gratuiti a tempo (disco orario) per un periodo congruo con le attività delle persone che si recano in ospedale e che può essere quantificato in 180 minuti massimo.

N.B. Ti invitiamo a  firmare anche fisicamente, se ti è possibile, questa petizione così da poterla protocollare o allegare alla mozione che presenteremo in Consiglio Comunale. Troverai le date dei banchetti sulla nostra pagina social https://www.facebook.com/Movimento5StelleLecce/

Tassa di soggiorno a Lecce: per il turismo serve una governance strategica. Basta scelte senza visione.

Il gruppo del M5S Lecce attacca la scelta dell’amministrazione sull’aumento della tassa di soggiorno.

 “Serviva rimodularla in funzione di uno scopo, non aumentarla senza una pianificazione. Ed il periodo pandemico non è il migliore per scelte simili”. Così inizia la nota ufficiale di Arturo Baglivo, portavoce del gruppo Movimento 5 Stelle leccese.

Con la delibera 381 del 23 dicembre 2020, l’Amministrazione Comunale di Lecce ha maggiorato i costi della tassa di soggiorno. 

“Sappiamo che la tassa di soggiorno non è un’invenzione dell’amministrazione Salvemini, e che insiste sul turista, ma una tassa di scopo ha l’obiettivo di essere riutilizzata nel settore, per aumentare servizi, impattare nell’organizzazione e nella gestione dell’equilibrio di mercato, rendendolo più performante”, commenta Arturo Baglivo. 

“In campagna elettorale abbiamo presentato un programma in cui la tassa di soggiorno veniva rimodulata per incentivare la bassa e bassissima stagione, spalmando un aumento progressivo verso alta ed altissima stagione, da reinvestire in destination management, realizzare un piano strategico di marketing che sviluppasse sinergie tra pubblico e privato e mettesse a sistema i servizi dalla logistica e la mobilità, fino a beni culturali, ristorazione, commercio e ospitalità; nulla di tutto ciò” – continua Baglivo – “assistiamo all’ennesima manovra per fare cassa senza visone strategica, e per di più in un periodo in cui l’aumento di tasse e imposte stride con i conti di milioni di italiani”. 

“Attendiamo un piano strategico, auspichiamo dialogo, confronto e serietà, per un settore che incide fortemente sull’economia della città, e dell’intero Salento” conclude Baglivo, anticipando iniziative del Movimento 5 Stelle leccese.

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Intervista a Barbara Lezzi, portavoce al Senato del Movimento 5 Stelle.

Intervista a Barbara Lezzi ; un caffè e due chiacchiere con la Senatrice Barbara Lezzi, al suo secondo mandato in Senato, già Ministra per il Sud durante il Governo Conte I.

– Senatrice Lezzi,  non poteva esserci esperienza di Governo più complicata di un mandato interrotto da Salvini prima, Renzi poi, e nel mezzo, una pandemia mondiale le cui ripercussioni sono un vero cataclisma. Quale è il bilancio di questa esperienza e all’Italia che futuro prospetta?

“Eravamo sicuri che non sarebbe stato facile ma avevamo il dovere di provarci per quel 33% degli elettori che aveva riposto in noi la loro fiducia. L’Italia sta affrontando la pandemia in una condizione di debolezza strutturale, ma sta anche dimostrando forza e coraggio. Sono ottimista per il futuro. Il recovery plan è un’ottima occasione ma si deve anche restare concentrati per superare questa emergenza.”

– E per il Movimento? In 11 anni si è passati da un movimento di piazza ad uno istituzionale, sempre più politico, una versione che spesso ha creato malumori all’interno e nella base 5 stelle. Come vede da qui ai prossimi 10 anni il Movimento?

“Il Movimento, com’è giusto che sia, deve proseguire nella sua evoluzione, ma è altresì indispensabile non snaturare i valori e non rinunciare ai principi. Il nostro DNA deve restare tale, altrimenti non  potremo più chiamarci Movimento 5 Stelle.”

Al di là della pandemia sono stati 3 anni di caos politico, con 2 differenti maggioranze, ed oggi una terza, tutta da provare. Eppure il Movimento ha realizzato tanti punti del suo programma: reddito di cittadinanza, quota 100, flat tax per citarne solo alcuni. Ma il consenso è ben distante dai numeri del 2018, cosa non sta funzionando?

“Non basta fare le leggi per cambiare un Paese. Servono più chiarezza con gli elettori in merito a ciò che non si riesce a realizzare e meno trionfalismi su quanto si è fatto. Un altro elemento dirimente è quello di rendere le nomine nelle partecipate di Stato e negli enti pubblici, trasparenti, pienamente meritocratiche e inappuntabili, eticamente e moralmente.”

-Al netto della sua esperienza, cosa rifarebbe volentieri e cosa eviterebbe volentieri di rifare?

“Rifarei tutto perché ho agito sempre in buonafede ma ora guardo avanti.”

-Che futuro vede per Barbara Lezzi? 

“Ci penserò alla fine di questa legislatura. Ho ancora un lavoro e un figlio di soli 5 anni, non mi mancherà il da fare.”

Grazie mille alla Senatrice Barbara Lezzi

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Recovery fund cos’è e come funziona.

E’ il programma NEXT GENERATION EU, più noto come recovery fund, ovvero un fondo per la ripresa, ed è nato a luglio 2020 in risposta alla grave crisi pandemica che ha toccato tutti i livelli e tutti i Paesi dell’Unione Europea.

Vediamo nello specifico il recovery fund cos’è e come funziona.

Si tratta di uno strumento temporaneo valido dal 2021 al 2023 , da 750 miliardi di euro che consentirà alla Commissione di ottenere fondi sul mercato dei capitali, con titoli di Stato europei (Recovery bond).

Soldi che serviranno a sostenere progetti e riforme strutturali inserite nei Recovery Plan dei singoli 27 stati membri dell’Ue.  390 miliardi di trasferimenti saranno a fondo perduto (grants) e 360 miliardi a prestito (loans), suddivisi in base alle diverse necessità degli Stati membri più colpiti dalla pandemia.

IL NEXT GENERATION EU è inserito nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027

 CAPITOLOQFPNextGenerationEUTOTALE
1. Mercato unico, innovazione e agenda digitale132,8 miliardi di euro10,6 miliardi di euro143,4 miliardi di euro
2. Coesione, resilienza e valori377,8 miliardi di euro721,9 miliardi di euro1 099,7 miliardi di euro
3. Risorse naturali e ambiente356,4 miliardi di euro17,5 miliardi di euro373,9 miliardi di euro
4. Migrazione e gestione delle frontiere22,7 miliardi di euro22,7 miliardi di euro
5. Sicurezza e difesa13,2 miliardi di euro13,2 miliardi di euro
6. Vicinato e resto del mondo98,4 miliardi di euro98,4 miliardi di euro
7. Pubblica amministrazione europea73,1 miliardi di euro73,1 miliardi di euro
TOTALE QFP1 074,3 miliardi di euro750 miliardi di euro1 824,3 miliardi di euro
Fonte Commissione Europea

Oltre il 50% dell’importo sosterrà la modernizzazione tramite:

microscopela ricerca e l’innovazione, portate avanti con il programma Orizzonte Europa
investment iconle transizioni climatiche e digitali eque, attraverso il Fondo per una transizione giusta e il programma Europa digitale
vaccinela preparazione, la ripresa e la resilienza, attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza, rescEU e un nuovo programma per la salute, EU4Health.
farm iconpolitiche tradizionali, come la politica di coesione e la politica agricola comune, per garantire la stabilità e la modernizzazione
globe iconla lotta ai cambiamenti climatici, a cui verrà riservato il 30% dei fondi europei, la più alta percentuale di sempre per il bilancio dell’UE
2 womens iconla protezione della biodiversità e la parità di genere

All’Italia spetta un accesso ai fondi per una quota significativa, la principale in Europa, per un totale di 210 miliardi di euro. Di questi circa 83 sono a fondo perduto, i restanti 127 andranno rimborsati con scadenza ultima nel 2035.

L’Italia entro aprile dovrà far pervenire il PLAN per indicare all’Europa come intende attuare gli investimenti. Il NEXT GENERATION ITALY è un programma ridefinito PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA la cui bozza puoi leggerla qui sotto.

Le sei missioni di tale piano sono dirette a :

  • digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 46 miliardi
  • rivoluzione verde e transizione ecologica; 69,9 miliardi
  • infrastrutture per una mobilità sostenibile; 32 miliardi
  • istruzione e ricerca; 28,5 miliardi
  • inclusione e coesione; 27,26 miliardi
  • salute. 19,72 miliardi.

Perché è cruciale questo momento storico per il nostro Paese? Perché al netto delle formule di finanziamento, parte di questi soldi, circa 3/5 è a prestito, ovvero da restituire, e come per tutti gli investimenti è indispensabile che non diventino infruttuosi, che producano posti di lavoro, ricadute sociali, economiche, culturali, e perciò economiche. Il rischio che siano infruttuose porterà a non avere capacità di solvibilità di un prestito, con un carico debitorio passato a circa il 157% del PIL.

Lo è anche per il denaro a fondo perduto, facile preda di categorie, lobby, cosche, che possono rifinanziare cantieri, attività e imprese con le quali le mafie operano incancrenendo il tessuto industriale e produttivo del nostro Paese.

Inoltre l’Europa ha posto delle condizioni al finanziamento, ovvero che i piani siano convalidati e reputati all’altezza dell’esborso, e che ci sia un piano di rientro per il bilancio europeo. Per questo motivo entro giugno 2021 la Commissione presenterà alcune proposte legate alle seguenti iniziative:

icon with treesun meccanismo di adeguamento delle emissioni di CO2 alle frontiere
digital screenun prelievo sul digitale
connected dotsil sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE
fonte Commissione Europea

Entro giugno 2024 la Commissione dovrà proporre nuove fonti di entrate, ad esempio:

piled coinsun’imposta sulle transazioni finanziarie
investment iconun contributo finanziario collegato al settore societario
boarduna nuova base imponibile comune per l’imposta sulle società.

Anche per questo motivo, l’Italia e i Paesi membri dovranno arrivare al 2024 con idee chiare, economie ricomposte, per pianificare una strategia comune di rientro del bilancio, avallando proposte risolutive che producano entrate utili a livellare il livello di tassazione, rendendolo più uniforme, e soprattutto agire sulle transazioni finanziarie, sul web e sul dumping fiscale, in modo tale da entrare in una nuova era, dove le differenze vadano appiattendosi, per ripartire davvero insieme, senza sovrastrutture, meno burocrazie, e rendere finalmente l’Europa più fedele al sogno sulla base del quale venne realizzata, e meno simile all’inferno che ne venne fuori.

L’Italia finanzia già il suo debito sul mercato, con l’emissione dei BTP Futura, venduti alle seguenti condizioni. (*base minima 1.000 euro)

  • 0,35% (dal 1° al 3° anno)
  • 0,60% (dal 4° al 6° anno)
  • 1% (dal 7° all’8° anno)

I bond europei, ovvero i titoli di debito comuni emessi sul mercato unico, hanno una base cedolare passiva, -0,1% a 10 anni, ovvero riceviamo dei soldi e ne restituiamo meno di quanti ne abbiamo ricevuti. Perciò il rifinanziamento europeo è spalmato fino al 2035 mentre i BTP futura venduti sono tutti fino a massimo 10 anni, quindi dovremo finanziare gli interessi entro il 2031. Tra BTP Futura e Bond europei a 10 anni c’è una differenza di 1,1% d’interessi, perciò per ogni miliardo di euro ne risparmiamo 11 milioni. Ecco il recovery fund cos’è e come funziona.

Recovery fund cos’è e come funziona. di Alberto Siculella

Intervista a Iunio Valerio Romano, portavoce al Senato del Movimento 5 Stelle.

Intervista a Iunio Valerio Romano; in una fase così delicata, nel mezzo di una pandemia globale, e di una crisi economica senza precedenti, abbiamo chiesto ai nostri portavoce in parlamento il loro parere. Iniziamo con il Senatore Iunio Valerio Romano

⁃ Senatore Romano: due crisi, con due Matteo, in due anni. Perché queste crisi di governo e come il Movimento è riuscito a tenere gli equilibri tra due maggioranze così diverse? E quale è il prezzo da pagare per avere stabilità? 

“Il Movimento 5 Stelle, non avendo la maggioranza assoluta nelle due Camere, si è affiancato ad altre forze politiche sulla base di precisi e chiari punti programmatici. Se il Conte I ha concluso la sua corsa dopo il colpo di sole del Papeete, col Conte II la stabilità c’era eccome. Purtroppo, però, Matteo Renzi ha deciso negli ultimi due mesi di dare vita a un’escalation di imposizioni, ultimatum e ricatti capricciosi. E proprio mentre stavamo mettendo a punto misure per affrontare al meglio la crisi dovuta alla pandemia, l’ex sindaco di Firenze ha deciso di togliere dal Cdm le ministre Bellanova e Bonetti. Fornendo spiegazioni incomprensibili a una crisi politica che, in un tornante della storia come questo, di spiegazioni non ne ha”.

 ⁃ La crisi generata dalla pandemia ha bruciato miliardi di PIL e le varie manovre a sostegno dell’economia reale hanno creato ulteriore indebitamento. Per un Paese già gravemente indebitato come il nostro, quanto peserà questo scenario sulla ripresa?

“E’ chiaro che il quadro economico è complesso, e gli scostamenti di bilancio si sono resi necessari per dare sostegno a tutte le attività messe in ginocchio da questo ‘tornado’ di nome Covid-19. Grazie al premier Conte, però, l’Italia è riuscita a riacquistare quella centralità che in Ue aveva perso da anni. E ha fatto il miracolo di strappare 209 miliardi nel Recovery Plan, la somma più alta tra i paesi europei in rapporto alla popolazione. Ecco: sta a noi ora creare valore partendo dai tanti investimenti che faremo a partire da questo 2021. E ci lavoreremo con grande determinazione.”

 ⁃ Il recovery fund mette a disposizioni delle ottime somme, parte di queste a debito, altre a fondo perduto. Per non rendere infruttuosi gli investimenti a debito quale settore strategico potrà rappresentare il vero punto di svolta per la nostra economia?

“Bisognerà partire ovviamente da un nuovo modello di sviluppo, più attento alla sostenibilità ambientale e ai nuovi processi produttivi. Su questo ci sarà la fetta più importante del Plan, oltre 70 miliardi. Digitalizzazione, innovazione e transizione ecologica sono gli altri tre segmenti cruciali per dare all’Italia quella visione pluridecennale sin qui mancata. Poi ci sono altri comparti dove c’è da colmare un gap che ci portiamo dietro da anni: infrastrutture, mobilità sostenibile, cultura, istruzione, edilizia scolastica. Infine c’è la sanità: la pandemia ha messo a nudo tutta la fragilità del nostro servizio sanitario nazionale, figlia di tagli indiscriminati che si sono susseguiti in ogni legge di bilancio, da vent’anni a questa parte”.

 ⁃ Lei è al suo primo mandato in Parlamento, c’è qualcosa che l’ha particolarmente colpita in questa esperienza?

“L’ipocrisia e le chiacchiere che suppliscono al lavoro sono due aspetti che fatico a tollerare. La politica ha bisogno di una visibilità che, tuttavia, finisce spesso col condizionare la sostanza”.

 ⁃ Nonostante tutto, il Movimento ha portato avanti tante lotte e realizzato molti punti del suo programma. Eppure il consenso, che oggi torna a salire, sembra non essere più paragonabile a quello che vi ha portato in Parlamento come prima forza politica. C’è qualcosa che non ha funzionato?

“Il M5s ha sempre portato avanti idee e battaglie non curandosi del consenso, ma della vita quotidiana dei cittadini. In questi due anni e mezzo è stato fatto tantissimo e non dimentichiamoci che da un anno ormai stiamo affrontando uno scenario mai verificatosi dal secondo dopoguerra ad oggi. E’ chiaro che stare in maggioranza logora di più e che larga parte degli eletti del M5s prediligono stare nelle aule parlamentari a lavorare, invece di andarsi a beare sui sofà televisivi o nei salotti buoni. E questo ovviamente non giova in termini di visibilità. Noi però siamo certi che il lavoro paghi e che il consenso tornerà a crescere. Anzi, vedendo gli ultimi sondaggi, lo sta già facendo”

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Interpellanza Itaparica.

Il Consigliere Comunale del Movimento 5 Stelle Arturo Baglivo, ha presentato un’interpellanza urgente al Sindaco e alla Giunta per comprendere come lo stato di abbandono del centro sportivo Itaparica, sia degenerato in una discarica abusiva, dove si susseguono roghi per smaltire i rifiuti, nonostante la stessa struttura è stata inserita nel piano delle alienazioni e valorizzazioni comunale. Tale piano, approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 131 del 29/09/2020 «Piano delle Alienazioni e Valorizzazioni
immobiliari» triennio 2020/2022, conformemente alle previsioni normative contenute nell’art. 58 del D.L. n. 112/08 convertito in Legge n. 133/08, nonché nella Legge Regionale n. 5 del 25 febbraio 2010, resta ben lontano dall’essere attuato.

Ecco l’interpellanza Itaparica, presentata dal tuo portavoce al Comune di Lecce.

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Itaparica : da impianto sportivo a discarica abusiva.

Itaparica è una splendida isola brasiliana, ma è anche il nome del centro sportivo sito sulla Lecce-San Cataldo. Poco conosciuta dai leccesi, ancor meno tenuta in considerazione dalle varie amministrazioni, che da anni promettono di metterci mano. Una struttura che, nata per offrire uno spazio di sport, in una città che soffre un’atavica inconsistenza dell’offerta sportiva, del verde urbano e delle aree attrezzate.

“La struttura è stata inserita nel piano delle alienazioni e valorizzazioni comunale, approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 131 del 29/09/2020, ma ad oggi nulla si è mosso, ed i risultati sono visibili sotto gli occhi di tutti.” Così Arturo Baglivo consigliere del Movimento 5 Stelle che “data la grave situazione di abbandono, e gli evidenti atti vandalici a danno della struttura, dove si perpetrano abbandoni di rifiuti con incendi degli stessi, ci chiediamo se l’Amministrazione ne è al corrente e quali azioni intenda intraprendere per porre rimedio ad uno scempio di dimensioni sempre più gravi.”

Itaparica sarebbe dovuto essere un centro sportivo, di aggregazione sociale, in un’area depressa, priva di infrastrutturazioni necessarie ed utili alla comunità leccese, in special modo alla residenzialità delle marine, che dopo anni di promesse sono ancora ferme, anzi, continuano a scivolare nel degrado.

Così il portavoce leccese ha presentato un‘interpellanza urgente al Sindaco e alla Giunta per approfondire sulla questione, sollecitare interventi di recupero, data la cronica carenza di impiantistica sportiva, e di messa in sicurezza, con eventuali installazioni di sistemi per individuare colpevoli dei reati di abbandono di rifiuti.

“Non c’è recinzione, l’accesso perciò è permesso agli incivili, a cui Itaparica, grazie alle sue mura di recinzione, offre un luogo lontano da occhi indiscreti, senza videocamere; una vera e propria isola felice per gli incivili, l’ennesimo luogo triste e trascurato della nostra città.”

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Censura o rispetto delle regole?

Il tema della censura è tornato di moda, dopo gli anni imperanti del mainstream fatto di grandi editori, pochi canali e monopoli dell’informazione. Un mondo stravolto dal nano publishing prima e dal micro editing dopo. Un mondo fatto di profili, pagine, gruppi, su svariate piattaforme social e di messaggistica istantanea.

Sebbene gli esperti, da oltre 10 anni, mettevano al centro della discussione la necessità di regolamentare il web, molti sono insorti a più riprese, ritenendo che almeno nello spazio digitale bisognasse lasciare libertà di parola.

Ma si sa, la libertà va esercitata con azioni di disciplina democratica e, lì dove non avviene questo esercizio prosperano frodi e illegalità.

Ogni minuto nel mondo vengono postati oltre 4 milioni di contenuti su Facebook, il social più diffuso sul pianeta, ed in un solo anno sono stati rimossi circa 780 milioni di account falsi. L’assenza di una giurisprudenza comune e comprovata ha permesso lo svilupparsi di linee editoriali basate su fake news, per attrarre click, utenti, e perciò, tramite concessionarie pubblicitarie, soldi. 

Spesso dietro questi account si nascondono organizzazioni politiche, fondazioni, che trasformano la contro-informazione in informazione contro. Questo modo di agire, è il più seguito, circa il 65% dei post con maggiore engagement avviene con contenuti il cui oggetto è l’attacco a qualcuno/qualcosa, la disapprovazione, il fastidio. Si stima che in Italia esistano oltre 50 testate scientemente realizzate per inondare il web di meme e fake news. Ogni giorno in Italia vengono propagate e condivise, solo su Facebook, circa 2 milioni di post, 13 milioni di storie. Oltre il 30% dei post nascono da pagine non ufficiali, non verificate o non risalenti a fonti dichiarate attendibili ed iscritte ad alcun ordine professionale. 

Ma la libertà finisce dove inizia quella degli altri, e in assenza di garanti e norme chiare e condivise, spetta alle piattaforme mantenere le regole del gioco.

Ad aprire il dibattito sulla censura, è stata la sospensione dell’account di Donald Trump, l’ex Presidente USA ha subìto un contrappasso dalla la sua principale fonte di comunicazione. E’ successo anche a Libero Quotidiano, una testata più volte al centro delle polemiche per una linea editoriale volutamente sessista, razzista e spesso strumentale rispetto a fini di appartenenza politica mai nascosti.

Attenzione però, in termini tecnici, quanto accaduto a Trump, come a Libero, non è una cancellazione o una censura dell’account, ma una sospensione temporanea. Nella policy delle piattaforme social si legge con chiarezza che in base a ripetute segnalazioni, su comportamenti che : “ispirano, incidono, e sollecitano violenza, o comportamenti criminali” o che “mettano a repentaglio la sicurezza di altri account come di comunità, o l’ordine pubblico“, ed infine che “producono, elaborano, condividono, contenuti violenti, deplorevoli, e sostengono cause discriminatorieverranno temporaneamente sospesi.

Molti contenuti vengono già oscurati automaticamente, proprio per la mancata adesione alle regole della community. In casi di account verificati, (identificati dal flag blu affianco al nome dell’utente), vengono inviate delle notifiche, poi una sospensione temporanea fino a che i richiami non vengono attuati.

Nella fattispecie, Trump ha twittato più volte, contenuti che inneggiavano all’insurrezione popolare, che subito hanno fatto il giro delle principali piattaforme dell’estrema destra americana. Sappiamo tutti come è andata a finire. Rimossi i tweet, Trump è ritornato in possesso dei suoi account.

Il giornale Libero invece ha avuto a che fare con problemi di account, legati ad attività di spam, o di accessi sospetti, così come riportato nelle attività di sicurezza di Twitter “se sospettiamo che un account sia stato violato o compromesso, potremmo sospenderlo finché non viene messo in sicurezza e riconsegnarlo al proprietario dell’account”.

Altroché censura, Libero è stato tutelato.

Siamo perciò arrivati con ritardo a parlare del web, già trasformatosi in farweb, dove in assenza di regole, garanti, diritti e doveri riconosciuti a livello continentale e planetario, l’unica forma di sicurezza è espressa dal privato, e dalla policy della piattaforma a cui ogni utente aderisce all’atto dell’iscrizione.

Siamo arrivati solo oggi a comprendere l’importanza dei dati, della privacy, e della portata di canali che ormai sono un mainstream che ci vede come presentatori di tanti micro canali, la cui linea editoriale viene scelta dal direttore di testata.

Scopriamo solo oggi di essere ospiti all’interno di uno spazio in affitto, e che la gratuità a cui ci siamo aperti con gioia, era uno scambio impari con la gestione della nostra digital life.

Sarebbe il caso, di allargare le normative sull’editoria e omologare lo spazio dei social network alla giurisprudenza di tale materia, realizzando al contempo, un’unica piattaforma giuridica europea, per porre limiti e filtri agli investimenti su canali digitali illeciti, oscuri o non regolamentati.

di Alberto Siculella

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